I Paesi

Lusevera e i suoi dintorni

Descrizione

Villanova delle Grotte – Zavarh.  Al km. IV  della strada regionale 646 si trova il bivio di San Osvaldo. Imboccando la stradina che s’inerpica verso est si raggiunge Villanova delle Grotte – Zavarh (670 m. slm), dove si trova la famosa grotta che è la più lunga di tutto il Friuli. Vi si possono osservare interessanti fenomeni di erosione, come le “marmitte dei giganti” e magnifiche stalattiti, che raggiungono la massima bellezza nella Sala del Paradiso. Dalla piazza della Chiesa di Villanova,  si apre una vista mozzafiato su tutta la Valle. All’interno della Chiesa di San Floriano si può ammirare l'altare della Madonna del 1777 e l’opera della Risurrezione. Altrettanto interessante è la Via crucis realizzata con lo stile della miniatura.

Meritano la visita anche i borghi Ruša e Dolina che ancora conservano l’architettura rurale storica con viuzze strette, case di pietra, poggioli di legno.

Micottis – SedlišÄa.  Da Villanova, imboccando una stradina di montagna che attraversa il fitto bosco con alberi di castagno, noci, frassino ed acero, si scende verso Micottis – SedlišÄa (522 m. slm) dove è presente la fontana della Podinkona con annesso lavatoio in pietra molto caratteristico e sormontata da una singolare ancona votiva recentemente restaurata, esempio unico nel Triveneto, con pala seicentesca della Madonna della Salute. Da qui parte anche il sentiero che dalle pendici del Gran Monte porta nel luogo chiamato “Štrijin ples – Ballo delle streghe”. Si racconta che, nei giorni di temporale, le streghe amino fare festa qui, volteggiando in aria e lanciando fulmini sulla terra. Recentemente, i SedlišÄeni, gli abitanti di Micottis, hanno posto in questo luogo una croce che illumina la valle nelle notti che precedono le più importanti feste religiose.

Micottis è anche il paese del Pust, il Carnevale: il sabato di Carnevale nella piazzetta del paese si inscenano, da tempi remoti, divertenti commedie nel dialetto sloveno del Torre. Esse assumono carattere di tale vivacità con liti, ingiurie e scherzi, da rivestire punto d’interesse ed attrazione per turisti curiosi.

Lusevera – Bardo. Da qui proseguite verso Lusevera – Bardo (483 m. slm). A Lusevera potete visitare il Museo Etnografico  e la meravigliosa Chiesa di san Giorgio Martire progettata dall’Arch. Gianni Avon. Accanto alla chiesa sono stati piantati, secondo un’antica usanza, tre alberi di tiglio a simboleggiare la Santissima trinità: Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo. L’albero del tiglio, la lipa, veniva un tempo piantato nel centro di ogni paese. In quel luogo si svolgevano le riunioni dei capi-famiglia quando si dovevano prendere decisioni importanti per la vita della comunità.

Dalla piazzetta sotto la lunga scalinata che porta alla Chiesa si può scendere in località Hrastje dove salta all’occhio un curioso caseggiato costruito dopo il terremoto, detto “villaggio Mozzoni – Crespi” in memoria dell’architetto che l’ha progettato e della consorte, i quali hanno anche donato le abitazioni. L’architettura di questi fabbricati ricorda molto le case bianche di Malaga o di alcuni paesi marittimi dell’Italia meridionale, ma di certo nulla ha a che fare con il paesaggio o con la tipicità architettonica locale! Lo si può segnalare come un bizzarro esempio di urbanizzazione post terremoto.

Vedronza – Njivica. Riprendiamo il viaggio verso Vedronza - Njivica (326 m. slm), raggiungibile direttamente anche da via Crosis. Attraversato il ponte sul torrente Torre, imboccate la bella stradina che costeggia il torrente Vedronza – Bedrosa. Lungo il torrente sono presenti sorgenti e fresche piscine naturali, molto utilizzati dai locali e non, in particolare per contrastare la calura estiva.

A Vedronza l’eclettico inventore udinese Arturo Malignani realizzò una centrale idroelettrica, che sfruttava la forza motrice dell’acqua convogliata nella presa di Pradielis per produrre l’energia necessaria all’elettrificazione delle tramvie urbane ed extraurbane udinesi. I lavori di costruzione iniziarono nel 1906 e terminarono nell’anno successivo. L’impianto rimase in funzione sino al 1968, quando fu dismesso da parte dell’Ente Nazionale per l’Energia Elettrica, poiché la sua produzione di 800 kW/h venne ritenuta insufficiente rispetto alle spese di gestione. Il fabbricato che ospitava la centrale, brillante esempio di archeologia industriale, fu demolito dopo il sisma del 1976.

Pradielis – Ter. Proseguendo sulla strada regionale n. 646 verso nord, raggiungete Pradielis – Ter (353 m. slm). Qui potete godervi una sosta sul fiume Torre – Ter assaggiando l’ottima gubana preparata dalla famiglia dei BaÄ in che gestisce un panificio proprio sulla Piazza centrale. Date qui un’occhiata al suggestivo  “Stari malin – Vecchio Mulino”, che lascia immaginare il lento girare della ruota mossa dall’acqua e lo stridere dei palmenti dei mulini che, un tempo numerosi, funzionavano in Valle.

Cesariis – Podbardo. Procedendo sulla strada che fiancheggia ad ovest il Stari malin salite verso il caratteristico paesino di Cesariis – Podbardo (500 m. slm). La sua chiesa dalla moderna architettura contiene un’interessante opera con al centro la figura scolpita di Cristo, relitto della precedente chiesa distrutta dal terremoto del 1976. Ogni 6 maggio a Cesariis si celebra una messa in memoria del terribile evento.

Pers – Brieh. Proseguite il cammino e raggiungete il piccolo borgo di Pers – Brieh (494 m. slm), ormai disabitato. Date un’occhiata alla particolare cappella posta nei pressi del cimitero e proseguite verso il borgo, da dove parte il “sentiero del ponte romano”, un’antica via di collegamento tra la valle del rio Zimor, a sud, e la Valle del Torrente Vedronza a nord. L’antichità del tracciato è testimoniata dalle evidenti tracce di lastricatura e dalla presenza di una imponente opera in pietra, recentemente ribattezzata “ponte romano”.

Musi – Mužac. Scendete di nuovo a Pradielis e procedete verso nord, verso la catena del Musi. Dopo qualche chilometro, passato il tunnel, in uno scenario grandioso ai piedi dell’aspra roccia dolomitica, ecco zampillare la sorgente del Torre. Raggiungiamo quindi il paesino di Musi – Mužac (620 m. slm), polo italiano della piovosità. Nelle vicinanze dell’abitato si sviluppano interessanti itinerari che conservano notevoli tracce del passato. Gli appassionati di parapendio possono spiccare il volo da località Plan di Tapou, facilmente raggiungibile da Musi, per atterrare sugli ampi prati che circondano l’abitato.

Pian dei ciclamini e Passo Tanamea.  Tornate sulla strada regionale 646 ed avanzate verso Pian dei Ciclamini ove ha sede il Parco Naturale delle Prealpi Giulie e da dove si snoda la pista di sci di fondo della lunghezza di 8 chilometri, che attraversa piacevoli ambienti boschivi. Tale percorso è stato attrezzato anche come percorso ginnico nella prima parte e può essere utilizzato anche in mountain bike. Infine raggiungete Passo Tanamea da dove si sviluppa  il sentiero che porta al ricovero di Monte Maggiore. Il tracciato interessa il versante settentrionale del Gran Monte, attraversando faggete di rara bellezza e giungendo alla cresta sommatale, autentico balcone naturale sulla pianura friulana. Le praterie di vetta, che accompagnano l’escursionista nella traversata alla Sella Kriz o alla Punta di Montemaggiore, facilmente raggiungibili, sono lo scenario ideale per imprimere nella memoria un paesaggio difficilmente dimenticabile.

Ultimo aggiornamento: 26/02/2024, 16:35

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